Tasi e Tira : le bufere vissute

Tasi e TiraSito dei Veci Artiglieri da Montagna della Caserma Piave di Dobbiaco appartenenti al Gruppo Asiago della Brigata Tridentina. Qui troverai le foto inviate dai veci e notizie sui nostri Ufficiali , Sottufficiali e Graduati.
Inoltre le informazioni sui prossimi raduni

 

Logo Tasi e Tira

i Raduni Annuali

Foto dell'ultimo Raduno Annuale

Renato Buselli guida la sfilata del Tasi e Tira

 Recenti Raduni

I Raduni dove ha partecipato il Gruppo Asiago "Tasi e Tira"

Ricerca dei Veci

Questo spazio é a disposizione di tutti per poter ricercare vecchi compagni di naja. Inviate la vs. richiesta a Luigi , con il nome o la foto di chi ricercate.

Email : Scrivi a Gruppo Asiago


Artigliere con il bambino del M.llo Paci alla Caserma Piave

Ricerca artigliere

chi era l'artigliere che teneva in braccio il bambino del M.llo Paci. La foto é scattata nel cortile della Caserma Piave nell'anno 1960/61


Luigi Favilla e Gen. Pastorello

Si sono ritrovati

dopo 53 anni a L'Aquila nel 2015 Luigi Favilla e il Gen. Pastorello. Erano alla 28°Batteria nel 1961

 

 


           Bufere della 28° Batteria

Penna e Mappina della 28° Batteria del Gruppo Asiago

Ogni Artigliere è invitato a scriverci i racconti delle Bufere vissute nella 28°Batteria.
Il testo o le foto potete inviarle tramite posta elettronica all'indirizzo del webmaster che provvederà ad inserirle. Inviate Email a :  Gruppo Asiago


.... e portarono i loro pezzi dove all'uom comune pesa il pane in tasca ....
 

Valico della Forcella della Fossa (Grublscharte 2.394 m.slm) : Campo Invernale 1961/62

Il campo invernale iniziò con lo spostamento da Dobbiaco ad un Maso situato sotto  Pratopiazza. Qui restammo fermi 2 giorni perchè dovemmo ricavare nella neve un camminamento per far passare i muli carichi : largo a sufficenza , e profondo più di un metro e mezzo , per la lunghezza di diversi chilometri. Questo consenti di attraversare coi muli someggiati l'altopiano di Pratopiazza per scendere a Carbonin. Poi seguirono altre marce impegnative , l'ultima delle quali ci fece raggiungere Anterselva di Sopra.
Qui i muli vennero licenziati e le componenti degli Obici vennero sistemate nelle slitte da neve (barchini in alluminio) . Si niziò a salire faticosamente lungo i tornanti che andavano verso il valico della Forcella della Fossa (Grublscharte).
Ogni barchino era trainato a corda da una squadra di artiglieri che si sforzava di procedere senza arresto , altrimenti il gelo inchiodava il barchino nella neve , così che doveva essere sbloccato a colpi di piccozza sui due fianchi. All'imbrunire arrivammo ad una malga sotto la Forcella (Grublalm) dove ci sistemammo per passare la notte e consumare l'ultima scatoletta rimasta. Al mattino si iniziò subito a calare le corde che dovevano servire per tirare sul valico , lungo la gola della forcella , un barchino per volta. Due squadre stavano sui lati con delle lunghe corde per poter spostare a destra o a sinistra la linea di salita , altri tiravano le corde alla voce con forti strapponi , per far salire sul valico i pesanti barchini (alcuni pesavano c.ca 130 Kg.l'uno)

 Slitta per trasporto sezioni di obice dell'artiglieria da montagna Slitta per trasporto sezioni di obice dell'artiglieria da montagna Slitta per trasporto sezioni di obice dell'artiglieria da montagna
 N-B : Foto esplicative scattate in altro campo invernale nel 1963

Ma le condizioni meteo peggiorarono e si verificarono i primi inconvenienti. Il nostro Radiofonista non aveva ben protetto la Radio , tutti i comandi erano congelati , ma era necessario comunicare via radio le difficoltà ed anche il notevole ritardo del nostro arrivo in val Casies. Perciò io proposi un estremo tentativo , quello di orinare sui comandi della radio coperti di ghiaccio per vedere di scioglierlo , ma il tentativo fu inutile perchè l'interuttore di accensione invece di muoversi si spezzò subito.
Nel pomeriggio sentimmo , e vedemmo negli squarci di nubi uno dei nostri leggerissimi ricognitori.
Il pilota tentò più volte di avvicinarsi alla nostra posizione , forse per fare foto od osservare la scalata , ma sempre le raffiche di vento lo spostavano di traverso come se fosse una foglia , pregiudicando la stabilità del volo. Così , dopo una pericolosa scivolata d'ala , il pilota fu costretto dalla bufera a virare per ritornare all'aeroporto di Dobbiaco.
Dopo avemmo un Artigliere che lamentava il congelamento dei suoi genitali , perchè già da alcune ore gli si era scucito  tutto il cavallo dei pantaloni . Poichè continuava a lamentarsi che non se lo sentiva più , usando diversi teli e le coperte prese dagli zaini lasciati alla base della forcella , gli facemmo un giaciglio dove potesse coricarsi. Poi tutti quanti , scherzandoci sopra , gli suggerimmo di menarselo in continuazione e a lungo , per non rischiare di rimanere sterile oppure peggio.
Ma le bufere non sono finite , nel pomeriggio si staccò una slavina che travolse , per fortuna , solo lo scrivente. La valanga precipitò verso valle troncando come fuscelli le prime file degli abeti sottostanti. Era impressionante il forte schiocco degli abeti che si spezzavano , stroncati dal peso della valanga.
Sotto la mole di neve restarono sommersi alcuni materiali che erano rimasti alla base della forcella.
Io insieme al Tenente Ciravegna cercammo inutilmente di ritrovare armi e altri materiali usando una sonda da valanga , ma recuperammo solo uno zaino , due rotoli di corda e niente altro.
Per mia fortuna quando si staccò la slavina , ero quasi in vetta alla forcella , perchè dovevo riportare sul valico una corda uscita dalle pulegge. Così rotolai più volte nella neve fino a che la slavina non si arrestò nel bosco di abeti. Quando fui soccorso mi dissero che ero stato fortunato perchè avevano potuto localizzare la mia posizione e perché sopra di me non avevo molta neve.
Verso le ore 16 il valico della Forcella fu terminato e iniziò la faticosa discesa verso la Val Casies.
A volte gli slittini dovevano essere trattenuti , altre volte trainati o riportati con fatica sul sentiero. Presto venne il buio e la marcia procedette , con il chiarore dato della neve e qualche fiaccola , fino ad arrivare a fare tappa nella zona che ora é indicata come : Karbacher Hof in Gsies.
Arrivati , forse più affamati che stanchi , si ebbe finalmente un Rancio caldo alle ore 1 della notte.
Ma il campo invernale non era ancora terminato , dopo le bufere sulla Forcella della Fossa venimmo "premiati" con l'esercitazione di una "fresca dormita" nelle Trune.Così dalla Val Casies ci spostammo a Prato alla Drava dove in serata costruimmo queste trune. Ricordo che , per la bassa temperatura , si doveva spezzare di volta in volta il ghiaccio del torrente per prendere l'acqua , che però gelava nel secchio in pochi minuti , così non potevamo bagnare bene le trune per renderle ben sigillate. Ma per la stanchezza accumolata si riusci comunque a dormire senza problemi. Poi , al mattino , dopo aver recuperato i teli e tutti i materiali, si fece ritorno alla Caserma Piave dove ci attendava l'onore della Guardia Schierata , allora tutti quanti gli Artiglieri si tirarono sù , alzarono la testa e sfilarono lenti  e con aspetto marziale sino al piazzale della caserma.

Narrazione dell'Artigliere Luigi  il vs. webmaster : Campo Invernale della 28° Batteria anno 1961/62

 Tracciato da Anterselva alla Forcella della Fossa      Foto recente della malga dove abbiamo dormito
Grafico Sentiero 9 e 8-B per Forcella della Fossa  GrubAlm La malga sotto Grublscharte
Le foto qui sopra sono ricavate da una escursione fatta il 22 Sett. 2016 , nella settimana dell'ultimo Raduno di Dobbiaco. Escursione da Anterselva di Sopra al monte Hollenstein e Rote Wand (2812 mslm) , fatta in solitaria dal vostro webmaster Luigi per rivedere dove fu travolto dalla slavina.

Nappina della 28° batteria del Gruppo Asiago
Campo Estivo 28° Btr. del 1962 - Prove di fuoco del 105/14  per gli Osservatori NATO

Il campo estivo del 1962 fu abbastanza tranquillo perchè fu principalmente impegnato nelle prove di fuoco con i nuovi obici 105/14  che avvenivano alla presenza di Alti Ufficiali della NATO.
Avevamo il campo base a Pederù e da lì si saliva sugli altopiani di Sennes e di Fanes per fare le nostre esercitazioni. Il Cap. Pastorello andava in posizione avanzata come Uffiale Osservatore per darci gli aggiustamenti di tiro , al comando della batteria ed a ordinare il fuoco restava il Ten. G. Ciravegna.
In queste prove la 28° fu l'unica Batteria a non sbagliare il tiro.(parte di episodio autocensurato).
Comunque prima di accamparci a Pederù , con diverse marce fatte dall'alba al tramonto toccammo diverse località tra le quali ricordo : Misurina , Cortina , 3 Cime di Lavaredo , Braies , Fanes , Sennes , Rasciesa , San Casciano , Fodara , Furcia , Puez , San Vigilio , Funes e Chiusa.
A Chiusa probabilmente era in programma l'attraversamento del fiume Isarco : forse usando ancora dei barchini di alluminio , come quelli utilizzati sulla Forcella della Fossa. Però , per nostrta fortuna , l'idea dovette essere accantonata , perchè il fiume presentava forti correnti a causa delle abbondanti piogge cadute in quei giorni.
L'unico episodio spiacevole fu una nevicata ed una gelata notturna su un valico di alta quota. Cosi , quelli che avevano lasciato gli scarponi fuori della tenda , al mattino non riuscirono ad infilarli : chi provò ad allargare la tomaia con la baionetta o la canna del Winchester , ottenne solo di spezzare la pelle congelata dello scarpone. La situazione la risolse Gruber , il nostro cuciniere , che suggeri di andare a scaldare gli scarponi al calore della sua cucina. Così si formò una piccola coda di Artiglieri a piedi scalzi nella neve che andavano a turno a scongelare gli scarponi alla cucina da campo.

Narrazione dell'Artigliere Luigi  - il vostro webmaster : Campo Estivo 1962   (l'episodio delle prove di tiro è in parte autocensurato)


Nappina della 28° batteria del Gruppo Asiago
20 Lug.1965 : Posizionato Obice 105/14 sulla vetta della Tofana di Rozes : 3.225 mt.
(Narrazione dell'Art. Renato Tommasi)

L'impresa Ardita di portare un Obice 105/14 sulla vetta della Tofana di Rozes fu decisa perché il 20 Luglio ricorreva il 50° anniversario della morte del Generale Cantore , ucciso su questa montagna il 20 Luglio 1915 durante la grande guerra del 1915/18.
La 28° Batteria comandata dal Cap. Renzo Tamburini prese l'incarico di portare in vetta alla Tofana di Rozes un Obice 105/14. Era la prima volta che questo nuovo obice in dotazione solo dal 1959 veniva portato su questa alta vetta.
Sabato 17 Luglio 1965 , siamo partiti dalla Caserma Piave dopo aver caricato i muli e l'obice sui nostri autocarri e siamo arrivati al Rifugio Dibona a quota 2.037 mt. dove abbiamo scaricato il tutto e poi montato un accampamento che sarebbe stato il nostro Campo Base per i prossimi giorni.

Nella foto si può vedere il nostro Accampamento nei pressi del Rifugio Dibona

Domenica 18 Luglio , abbiamo imbastato i muli e someggiato tutte le componenti dell'obice e ci siamo messi in marcia per raggiungere il vecchio Rifugio Cantore a quota 2.550 mslm. dove finiva il tratto di sentiero percorribile con i muli someggiati.

Foto della zona del vecchio Rifugio Cantore.

Qui sono stati scaricati dai muli le componenti dell'obice e sono stati messi al riparo in una grotta. Sul posto sono rimasti alcuni Artiglieri a svolgere il servizio di guardia all'obice e agli altri materiali. Mentre gli Artiglieri della 28° Batteria sono rientrati insieme ai conducenti dei muli al campo base vicino al Rifugio Dibona.

Lunedi 19 Luglio - Al mattino presto , dal Campo Base ci siamo messi in marcia per salire di nuovo al vecchio Rifugio Cantore. Qui abbiamo preso sulle spalle le componenti dell'obice e ci siamo messi a salire faticosamente il sentiero che porta in cima alla vetta della Tofana di Rozes

Foto degli Artiglieri che salgono con le componenti a zaino.


Foto di un gruppo di Artiglieri con una culla dell'obice a zaino pronto a ripartire.

Su alcuni tratti ancora innevati , si dovevano caricare le pesanti componenti dell'obice su appositi barchini di alluminio che poi erano trainati con delle corde dagli artiglieri.

Foto della Tofana di Rozes nella foschia, con tratti ancora innevati. 


Una sosta degli Artiglieri durante la salita in vetta con le componenti dell'obice da portare a spalla.

Finalmente nel pomeriggio siamo arrivati alla vetta : a quota 3.230 mslm. (c'era un freddo cane) e abbiamo iniziato a montare le componenti dell'obice portate in vetta con grande fatica. Dopo il posizionamento del nostro obice 105/14 sulla vetta della Tofana di Rozes , siamo nuovamente scesi al Campo Base presso il Rifugio Dibona per un meritato riposo.


Foto dell'arrivo in vetta delle ultime componenti dell'obice.

Martedi 20 Luglio : siamo partiti dal Campo Base per ritornare in vetta alla Tofana di Rozes per assistere alla Cerimonia e fare alcune foto ricordo dell'impresa ardita compiuta dalla 28° Batteria.


La 28° Batteria scherata sulla vetta della Tofana di Rozes durante la Cerimonia del 20 Lug. 1965

Foto degli Ufficialii , Sottufficiali e dell'Obice 105/14 sulla vetta della Tofana di Rozes.

Al termine della cerimonia abbiamo smontato l'obice e , con le sue componenti a spalla , siamo scesi lentamente al Rifugio Cantore dove ci attendevano i conducenti con i muli pronti a essere someggiati.
Il giorno dopo, smomtato l'accampamento vicino al Rifugio Dibona, siamo partiti per il Campo Mobile toccando Santa Cristina , Corvara , Sassongher e il Passo Valparola.

Nell'anno 1975 , dopo dieci anni dal servizio di naja , l'Art. Renato Tommasi torna a Dobbiaco insieme al Gruppo Alpini di Bussolengo e coglie l'occasione per rivedere la caserma Piave e rivedere nelle scuderie il mulo Figaro del quale era stato conducente.
Poi all'età di 73 anni decide di ritornare con degli amici sulla vetta della Tofana di Rozes incontrando in vetta un vento gelido e nevischio che non gli hanno impedito di fare foto e anche un breve filmato.

 

Foto dell'Art. Renato Tommasi sotto la Croce di Vetta della Tofana di Rozes

il 23 Aprile del 1989  abbiamo organizzato la visita alla Caserma Piave con il nostro Capitano di allora il Cap. Renzo Tamburini. Per l'occasione avemmo il Picchetto di Onore e il Rancio alla mensa della caserma : é stata una giornata indimenticabile!

Foto della visita alla Caserma Piave insieme al Generale Renzo Tamburini (Cap. della 28° Btr nel 1964)

(il nostro Capitano Tamburini : Generale in pensione , è poi deceduto all'Ospedale di Rovereto il 26 Novembre del 2015 all'età di 85 anni)

Narrazione e foto dell'Art. Renato Tommasi , alla 28° Btr. del Gruppo Asiago nell'anno 1965


Nappina della 28° batteria del Gruppo Asiago
Scalata del Sass Songher mt. 2.665 s.l.m. - con Obice 105/14 - Campo estivo anno 1966

Nel lontano Luglio 1966 , la 28° Btr. (Gruppo Asiago) comandata dal Cap. Sorsoli Carlo si mise in marcia e da Dobbiaco raggiunge S. Vigilio di Marebbe dove sostiamo alcuni giorni accampati in una pineta ai bordi del paese. Attività varie....brusca e striglia , bucato e igiene personale nel torrente , rivista corredo ecc. Poi riprende la marcia verso Corvara (val Badia). Ci accampiamo ai piedi del Sass Songher (m.2665) Passiamo la notte e alla mattina presto( 6 luglio 66) ....77 uomini ed un obice iniziano la salita verso la cima della montagna. Giornata piena di sole (molto calda) una fatica immensa con l'Obice spalleggiato , fra sentieri, pietraie, roccia viva e percorso ferrato.  Ma con uno spirito di gruppo che ci coinvolgeva tutti , e l'unica determinazione di arrivare lassù .......sulla vetta!
Pezzo spallegiato sul Sassongher Pezzo spalleggiato sulle rocce del Sassongher La Batteria in vetta al Sassongher nel 1966
Nel primo pomeriggio siamo in vetta , con un panorama mozzafiato : bellissima veduta sul Sella, sul ghiacciaio della Marmolada e verso meridione sul Sassolungo. Dopo aver montato il Pezzo , abbiamo un cerimoniale con il discorso del Comandante e le sue congratulazioni per i successo ottenuto. Dopo le foto ricordo del gruppo si inizia la discesa a valle lasciando l'Obice in vetta. Si passa la sera in tenda a festeggiare ancora per l'impresa riuscita. All'indomani si riparte, facciamo lo stesso percorso per ritornare sulla cima del Sassongher a smontare l'obice per spalleggiare le componenti e portare tutto quanto a fondovalle. Però ....tempo da lupi!...freddo...pioggia...grandine per tutto il giorno. Comunque , arrivati in vetta , prendiamo le componenti del Pezzo in spalla e giù a valle. Mi ricordo l'acqua che oltrepassava la giacca a vento e rendeva fradici tutti gli indumenti indossati , bagnandoci a pelle ed infreddolendo tutto il corpo. Anche i piedi non erano risparmiati , l'acqua colava dagli abiti , passava sotto le ghette ed inzuppava i nostri scarponi Vibram. Dopo il rientro , nel tardo pomeriggio ci fu il discorso del Magg. Bresciani e di altri Ufficiali , con i vari ringraziamenti e complimenti a tutti i componenti della batteria.(e una damigiana di Cordiale consumata dopo il rancio come premio ). Il giorno successivo , dopo i vari sbaraccamenti , caricati i muli sui CM , siamo ritornati in caserma fieri di avere fatto qualcosa di unico che rimarrà scritto nella storia della (permettetemi) Grande 28°. Cosi è finita l'ardita impresa della 28° Batteria che per la prima volta nella storia del " Tasi e Tira"ha portato su quella vetta un pezzo di artiglieria del peso di quintali 12,50.
Discesa dal Sassongher con obice smontato Foto di vetta sul Sassongher con Obice 105-14
 Narrazione e foto del Cap/mg. Vettorato Igino - armiere della 28°Btr. del Gruppo Asiago

Nappina della 28° batteria del Gruppo Asiago
Campo Invernale nell'anno 1963 della 28° Btr. (Narrazione e testo del Srg. Gastaldo Dino)

  • 14 Genn. 1963 : spostamento da Dobbiaco a Cortina percorrendo la Val di Landro km. 32 c.ca con temperatura di  -33°
  • 15 Genn. : in marcia da Cortina al Passo Falzarego , km. 18 c.ca con  temp. di - 21°
  • 16 Genn. : in marcia da Passo Falzarego ad Arabba , km. 22 c.ca con temp. di -19°
  • 17 Genn. : in riposo e sosta ad Arabba
  • 18 Genn. : Arabba-Campitello , scavalcando il Passo Pordoi con temp. -18°.  Poi al buio , verso le ore 18 , con barchini al traino , caricati delle componenti degli Obici , si prosegue verso la Malga Saffos dove siamo arrivati alle ore 20:45.
  • 19 Genn. : da Malga Saffos a Passo Giovo e ritorno con temp . di -16° (prove di impresa)
  • 20 Genn. : Malga Saffos alpe di Siusi km. 16 c.ca con temp. di -19° (impresa ardita) con barchini attraverso Passo Giovo sul quale abbiamo piazzato i 4 Obici della 28° batteria.
  • 21 Genn. : Bellavista Alpe di Siusi marcia di 16 km. con temp. di -21°
  • 22 Genn. : in riposo , sosta all'Alpe di Siusi
  • 23 Genn. : dall'Alpe di Siusi , siamo scesi ad Ortisei a riprendere i muli che erano stati licenziati durante le marce con i barchini. Il pomeriggio si sale a Siusi e Bellavista : marcia massacrante.
  • 24 Genn. : Bellavista - Tires  km. 29 con temp. -22°.
  • 25 Genn. : da Tires a Passo della Pale-Lavazé , km. 20 c.ca con temp. do -20°
  • 26 Genn. : da Lavazé a Varena , km. 13 c.ca con temp. -19°.
  • 27 Genn. : in riposo , sosta a Varena.
  • 28 Genn. : Marcia notturna (01:30/08:30) da Varena ad Ora , km. 26 c.ca con temp. -21°. Poi alle ore 12:30 abbiamo caricato muli e artiglieri sul treno per rientrare a Dobbiaco.

  La Batteria 28 valica il Passo Giovo anno 1963 Batteria 28 valica il Passo Giovo anno 1963 Batteria 28 del Gruppo Asiago valica il Passo Giovo anno 1963

Narrazione e foto della salita al Passo Giovo - Campo Invernale 1963 del Srg. Gastaldo Dino


Nappina della 28° batteria del Gruppo Asiago
Campo Estivo nell'anno 1963 della 28° Btr. (Narrazione e testo del Srg. Gastaldo Dino)

  • 4 Luglio : spostamento da Dobbiaco alla Val Badia (Val Tamores)  km. 32 c.ca  sotto la pioggia.
  •  Nei giorni seguenti restiamo attendati , ma nel frattempo a turno partivamo per fare la strada sul ghiaione della Croda del Lago. Poi piazzati gli Obici sull'altopiano sopra Pederù , si sparava su bersagli della Croda del Becco.
    In seguito , per tre giorni , avemmo le manovre assieme agli Alpini e truppe della Nato.
  • Altre marce che hanno toccato Valparola , Forcella Bos , Pian di Loa , Ra Stua , Misurina , 3 Cime Lavaredo e Val Campo di Dentro.
  • 11 Luglio : "Impresa Ardita" da Campo di Dentro siamo saliti ed abbiamo piazzato gli Obici sulla Forcella del Lago (mt. 2.529) e poi siamo scesi , percorrendo il sentiero fatto precedentemente sotto la Croda del Lago e poi giù sino alla Valle di Landro.
  • Ancora altre marce nei rimanenti giorni , fino al rientro da Ospitale a Dobbiaco il 21 Luglio.

Srg. Gastaldo Dino con granata per obice 105/14 Batteria 28 sale verso la Forcella Lago 


Nappina della 28° batteria del Gruppo Asiago
Campo Estivo in Valle Aurina , Vetta d'Italia , 17/07/1970 (Narrazione di Negrini Sergio)

Non so il percorso fatto per arrivare a campo Tures ma mi ricordo perfettamente il paesaggio con la chiesa e il passaggio dal centro del paese di campo Tures e la sosta fatta nei pressi di Lutago in una pineta per il rancio. Ricordo anche la strettoia della valle in prossimità di Casere, dove strada, fiume e valle formano un tutt’uno con la natura.
La giornata non era delle migliori, si marciava sotto una pioggia non intensa ma costante. Nel tardo pomeriggio, giunti a Casere dove era posto il campo base, convinti che la giornata fosse conclusa, dopo una sosta ci dissero che la nostra meta era ancora più in alto e che c’era anche la probabilità di qualche nevicata. Non c’erano altre soluzioni: solo obbedire e partire. Salendo in alto la temperatura si abbassava e comparvero i primi fiocchi di neve che ci accompagnarono fino ad una baita a quota 2.018 m. La baita, posta a metà percorso del Passo dei Tauri (proprio per questo è chiamata baita Tauern), si racconta che sia stato posto di ritrovo per contrabbandieri fino agli anni ‘60. Tornando al nostro racconto, arrivati sul posto ogni artigliere aveva il proprio incarico. Il filare dei muli subito piantato su un pianoro più in basso, i due obici caricati a spalla e portati più in alto di circa 300 metri e lì piantate le tende, ci si organizzava per trascorrere la notte. Quella notte io non ho dormito sotto la tenda con i miei compagni ma nella baita, essendo l’unica recluta "mata" di guardia ai nostri muli. Sistemate le nostre cose all’interno nel primo locale, acceso il fuoco, mi comunicarono che il mio turno di guardia era il seguente: dalle 8 alle 10 di sera e dalle 2 alle 4. Gli ufficiali presero posto nel secondo locale dove c’erano due letti a castello. Tutto andò liscio. Smontato di guardia alle 10 mi misi in un angolo cercando di riposare per la lunga giornata trascorsa , ma all’interno c’era ancora del movimento. Verso circa la mezzanotte dall’accampamento delle tende scesero due ufficiali del reparto comando con un artigliere e ci dissero di tenerlo con noi al caldo perchè stava male: non conoscevo quell’artigliere ma dopo un po’ di tempo cominciò ad agitarsi sempre di più. Chiamato ancora il medico per calmarlo, sbatteva la testa a terra e tre persone non riuscivano a tenerlo fermo. Dopo circa un’ora di vari tentativi decisero di legarlo con la funicella del basto e fatta una specie di barella lo portarono giù al campo base a Casere. Fuori intanto, incurante dei nostri problemi, continuava a nevicare e tra una cosa e l’altra era giunta l’ora di rimontare di guardia dalle 2 alle 4. Le due ore trascorsero senza nessun altro problema.
Di quella notte mi rimase impresso il silenzio assoluto , rotto solo dal ragliare dei muli e dal tintinnio delle catene che battevano sui pali del filare. Finito il mio turno tornai nella baita e il cuciniere, già sveglio, dopo avermi salutato mi disse queste parole in dialetto veronese: “Za che tesì sveio, va tor l’acqua che meto sù el cafè”. Presi due secchielli di tela per l’abbeverata dei muli e sceso più in basso al torrente , portai l‘acqua e aspettai il caffè, ovvero il cordiale con il caffè. Intanto i componenti della baita, sentiti i primi rumori cominciarono poco per volta a risvegliarsi. Verso le 5 e mezza un sergente mi ordinò di dare la sveglia all’accampamento. Risalito su al pianoro, trovai un insieme di cumoli di neve con sotto i miei compagni, la neve della notte con i teli tenda bagnati dai giorni precedenti appiattì ogni cosa. Non riporto qui gli improperi di quel momento ma la cosa finì subito lì, ci aspettava una nuova giornata. Dopo quella giornata faticosa , la notte del 17 luglio , l’ho trascorsa tutta senza mai dormire. A causa della nevicata , decisero di sospendere l’esercitazione e nel pomeriggio partimmo dalla baita Tauern per una nuova meta. Proprio prima di partire , non mi ricordo chi , mi chiamò per una fotografia e uno degli anziani mi disse: “mata, metete lì anca ti con noialtri che stanote te telè merità”. La foto la conservo ancora e la allego al mio racconto: non so chi sia il fotografo ma presumo possa essere il Tenente veterinario Vitale che ha pubblicato tante foto proprio di quel periodo.  
Artigliere Negrini Sergio 28° Batteria

Malga Tauern Vetta d'Italia Negrini Sergio 28Btr Tauernalm anno 1970

  Una recente foto della Tauernalm  (valle Aurina)         Art. Negrini Sergio con i suoi "Veci"



Nappina della 28° batteria del Gruppo Asiago
Campo Invernale del Febbraio 1971 (di Sergio Negrini : 28° Btr.)

 

Gugole Arnaldo e Negrini Sergio della 28 Btr.

Foto personale. A sinistra Gugole Arnaldo, a destra Negrini Sergio

DA DOBBIACO A CAMPITELLO DI FASSA :

Siamo partiti da DOBBIACO con i camion il 26 -01- 1971   e abbiamo raggiunto LAIVES a sud di BOLZANO dove era stato allestito il campo base. Due giorni dopo, sveglia alle cinque, ci aspettava il primo scavalcamento che ci portò a NOVA PONENTE. In altre tappe successive abbiamo raggiunto NOVA LEVANTE. Ricordo che trascorsa già una settimana arrivò un mezzo attrezzato per fare la doccia ma pochi usufruirono di quel servizio visto le temperature di quel periodo. Qualche giorno dopo presa la val Dega passando per il lago di Carezza, abbiamo raggiunto il passo di Costalunga. Arrivati sul passo , nel tardo pomeriggio , la tappa doveva concludersi lì ;  dopo una breve sosta ci dissero che bisognava fare altri 25 chilometri per arrivare a CAMPITELLO in val di FASSA con la promessa di un giorno di riposo. Ci comunicarono poi che non c’era il posto al coperto per tutti e che metà batteria doveva dormire all’aperto. Fatto il rancio siamo ripartiti. Sono stati 25 chilometri duri e faticosi di strada asfaltata, le nostre gambe non ci reggevano più in piedi. Giunti in val di FASSA, a 10 chilometri da CAMPITELLO, dopo una sosta, un gavettino di caffè e cordiale, arrivò l’ordine di montare gli obici per il traino con il camion. Tolti gli zaini con la sola arma, stremati, abbiamo raggiunto CAMPITELLO di FASSA e lì trovato pronto il filare dopo aver servito i nostri muli con biada e acqua. Noi ci siamo rifocillati con qualcosa di caldo e abbiamo potuto finalmente riposare nei vari fienili del paese. Per noi della 28 quella marcia fu la più lunga di tutte, si parlava di circa 45 Km.che di solito si percorrevano in due tappe.
DA CAMPITELLO DI FASSA AL PASSO SELLA.
Trascorso il giorno di riposo, il passo SELLA ci stava aspettando. Di buon mattino partiamo per la val DURON che parte proprio al centro del paese dove eravamo accampati. Una tappa al rifugio MICHELUZZI, con una sosta di qualche ora, il tempo di prendere qualcosa e spedire una cartolina, dopo un paio d’ore di marcia trovato un rifugio in un grosso fienile abbiamo trascorso la notte. Quel sentiero ci portava in prossimità del passo SELLA. Il giorno seguente si parte nel tardo pomeriggio per una marcia notturna. Il tempo stava cambiando già dalla mattina e più si saliva più nevicava. Usciti dal bosco sotto una bufera di neve rimanevano ancora circa cinque o sei chilometri di strada asfaltata per raggiungere il passo SELLA. L’appuntamento con il comandante della caserma era stato fissato per la mezzanotte. Il tenente TURCI, comandante della 28 btr.., raggiunta la strada e vistosi in ritardo, diede ordine di aumentare il passo, cosa impossibile con quelle condizioni. Io mi trovavo tra i primi davanti, non si poteva rallentare ma dietro la colonna si allungava sempre di più, tutti stremati dalle fatiche della giornata: non era possibile mantenere il suo passo. Il risultato fu che gli ultimi arrivarono dopo oltre mezz’ora di ritardo. Il comandante della caserma Col. LUCCINI che ci stava aspettando proprio su al passo SELLA, non disse nulla, aspettò che tutti arrivassero e rivolto al tenente TURCI con tono fermo ordinò: “faccia riposare i suoi uomini”. Salì sulla sua campagnola e se ne andò. Da voci di caserma il tenente TURCI si prese un richiamo. Il dopo non lo ricordo, la stanchezza di quella giornata intensa mi ha cancellato ogni ricordo. Sicuramente vista l’ora ci siamo accampati nelle vicinanze del passo. La mia memoria passa al giorno seguente alla vista di quel meraviglioso paesaggio che si presentò ai nostri occhi.
ATTRAVERSAMENTO CANALONE:
Durante l’attraversamento di un canalone, con il mio carico ruote, dopo una faticosa risalita di quattro-cinque ore, tutta la batteria 28 era fuori dal bosco su un grande pianoro. Si stava aspettando gli ultimi per il solito quarto d’ora di riposo prima di affrontare la discesa. Tutto andava abbastanza bene. Arriva l’ordine di ripartire. Verso valle, dopo un breve tratto del sentiero, la neve ai lati era sempre più alta e impediva il passaggio regolare della colonna. Stavamo attraversando un canalone e tutti passarono con fatica dal punto più stretto,ma passarono. Al mio turno parto sicuro, fatti i primi trecento metri le ruote sul basto cominciano a strisciare ai lati del canalone. Tutti sappiamo la larghezza delle ruote. Ad un certo punto rimaniamo bloccati nel mezzo del canalone, il mulo tenta di procedere ma non riusciamo a muoverci di un solo centimetro. Dopo due o tre minuti, ripreso fiato,il mulo decide di ripartire, facciamo altri due o tre metri ma la situazione peggiora ancora di più; lì capisco che la faccenda si metteva male allora cerco di calmarlo, sudava e ansimava e dopo circa tre o quattro minuti, dopo un profondo respiro ripartì. Capii immediatamente che la cosa migliore in quel momento da fare era quella di attaccarmi alla briglia per non essere travolto sotto i suoi zoccoli. Con una forza strepitosa attaccato alla sua testa mi trascinò fuori, perdemmo le ruote, il basto e lo zaino e pure il fucile.Tutto. Fuori dal canalone ad attendermi, non vedendomi arrivare, c’era il tenente TURCI che subito cominciò a urlare ordinando il recupero immediato delle ruote. Sostituite dal sellaio le cinghie rotte, imbastato il mulo e ricaricato le ruote si potè ripartire. L’esperienza di dieci mesi di tasi e tira mi permise di superare quel momento senza alcuna conseguenza, ma lasciando nella mia mente un chiaro ricordo di quella giornata.
  Foto tratte dalla pagine del Tasi e Tira

DOPO IL PASSO SELLA.
Dopo il passo SELLA non ricordo altre tappe ma di certo ricordo la sosta a COLFOSCO in val Badia in una segheria a pochi metri dalla strada. Da COLFOSCO abbiamo raggiunto S. VIRGILIO DI MAREBBE; ricordo l’incrocio del paese di VILLA dove fermarono il traffico per permettere il passaggio della colonna. A S.VIRGILIO DI MAREBBE ci siamo accampati in centro paese nelle vicinanze della chiesa vicino al torrente. La mattina seguente il comandante TURCI, vista la presenza dei turisti ai balconi degli alberghi, fece eseguire la partenza da manuale. Tutti schierati, ogni capo squadra presentò la forza: primo pezzo pronto, secondo pezzo pronto e così pure per le altre squadre. Finita la presentazione diede l’ordine di partire. Fatto il passo FURCIA, poi VALDAORA e infine VILLA BASSA. Per noi del primo ‘50 il campo invernale stava per concludersi, eravamo quasi a “casa”. A DOBBIACO si cominciava a contare i giorni che mancavano al congedo.
Durata del campo: dal 26/1/71 al 15/2/71  - Narrazionr di SERGIO NEGRINI 28° Btr. Gruppo Asiago.
Nota: ogni riferimento a persone, luoghi e fatti è frutto dei miei ricordi così come sono rimasti impressi nella mia mente.


Gli episodi descritti sono il frutto di ricordi di naja che risalgono sempre a vari decenni fà. Gli artiglieri presenti a queste bufere , possono integrare la descrizione con i loro ricordi, oppure indicarci errori o inesattezze , inviando una Email a : [email protected]


 
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